Bonus e sussidi di stato non rilanciano l’economia, mettono in fuga i capitali

Bonus e sussidi di stato non rilanciano l’economia, mettono in fuga i capitali

Libertà negata (su Libero Economia del 9 luglio 2020)

 

La Commissione Europea ha rivisto le previsioni del Pil: l’Italia è all’ultimo posto con un devastante -11,2%.

Il dato non sembra preoccupare l’ineffabile presidente del consiglio e la sua maggioranza che continuano a pontificare.

I prestiti garantiti dallo stato alle imprese, il famoso decreto liquidità, va a passo di lumaca: + 2,2% a maggio su Aprile, mentre Spagna + 9,5, Francia + 11.4.

Oltre alle mille complicazioni la verità più amara è che gli imprenditori italiani non ci credono più e non vogliono continuare ad indebitarsi per restare nel nostro inferno fiscale e burocratico, in tanti preferiscono chiudere o delocalizzare.

Il bonus vacanze è un altro flop, il 30% degli italiani non si muoveranno da casa, il 40% della popolazione è in seria difficoltà, fioccano solo le richieste alle banche di proroga della sospensione delle rate di mutuo.

La miriade di bonus, anziché risolvere in modo strutturale i mali endemici della nostra economia, tentano inutilmente e con micro interventi di indirizzare e dirigere i privati nella gestione del proprio portafoglio, in perfetto stile statalista, il contrario di quello che serve, cioè più libertà economica.

L’Italia è il paese che da molti anni quando gli altri crescono resta al palo e quando gli altri perdono, qualche decimale di pil, crolla. Nonostante il divieto per legge alle imprese di licenziare, come se fosse lo stato a decidere se un’impresa può continuare a sostenere o meno il proprio organico, in Italia il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli di allarme. Sale quella giovanile come in nessun paese occidentale e ormai ci sono quasi un milione di persone in età lavorativa che il lavoro non lo cercano proprio più, gli “inattivi”.

Il governo, seguendo la stessa logica che blocca i licenziamenti, blocca anche gli sfratti. A pagare per questa pandemia devono essere essenzialmente i ceti produttivi e i contribuenti che hanno “la colpa” di avere una proprietà privata.

Una deriva classica della linea politica della sinistra italiana portata avanti dalla triplice sindacale e seguita pedissequamente anche da questo governo, forse perfino di più rispetto a quelli che lo hanno preceduto.

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